Presentazione di “Back to Earth”, nuovo album degli Old Rock City Orchestra
http://www.hamelinprog.com/wp-content/uplo...HamelinProg.jpgDopo “Once Upon A Time”, pubblicato nel 2012 per l’etichetta indipendente M. P. & Records, con l’esigenza di trovare una ben precisa identità musicale e il bisogno di mettere a fuoco quelle idee che spontaneamente erano entrate a far parte del disco d’esordio, nasce “Back to Earth”, il secondo lavoro degli Old Rock City Orchestra, un viaggio introspettivo, al contempo reale e surreale, alla (ri)scoperta del proprio io originario e del Mondo-Natura del quale l’individuo è parte (e non dominatore) e nel quale vive spesso inconsapevolmente.
L’album racchiude in sé diversi significati, alcuni più espliciti, altri meno evidenti, fino ad arrivare a riflessioni nascoste, per così dire “esoteriche”.
Dieci brani, dieci singole canzoni, che fanno però parte di un concetto unico e organico.
Il disco inizia con un brano semi-strumentale dal titolo “When you pick an apple from the tree”. La caduta dell’uomo, colpevole di desiderare la conoscenza del bene e del male (una tentazione quella del desiderio in sé connaturata) e la sua vulnerabilità, che coincide con la possibilità della morte, rendono la stessa esistenza umana fragile e bisognosa di un equilibrio di senso, o quantomeno di significato.
Il timore di non essere assolutamente morale e razionale, condizioni apparentemente necessarie per affrontare questa sua esistenza finita, porta l’essere umano alla creazione di strutture e sovrastrutture, istituzioni reali e mentali, dove tutto ha un ordine preciso, un mondo spesso avulso all’ambiente naturale, come se l’individuo vivesse distaccato da qualsiasi tipo di istintualità e naturalità, lontano dalla propria natura sociale di essere vivente.
“Feelin’ Alive” è il brano che riassume i vissuti dell’intero racconto, è il vero preambolo che descrive il ricordo del viaggio del protagonista, il percorso mentale che lo porterà alla riscoperta della vita.
”Rain on a sunny day”. Tutto accade in una giornata di sole, dove all’improvviso irrompe una metaforica tempesta che destabilizza l’equilibrio già precario dell’esistenza del nostro personaggio. Da quel momento in poi solo “Mr Shadow”, il signore oscuro, l’oblio, accompagnerà la vita dell’uomo senza tratti, sprofondato in una dimensione di totale disperazione e senso di morte.
“Melissa”, ispirata da un fatto reale di cronaca, è la “novella inserita” del disco, il racconto di una scomparsa prematura ad opera dell’insensatezza umana, che ribadisce il clima di totale disorientamento e non senso nel quale vive ormai il protagonista.
Inizia così la storia dell’uomo senza tratti e senza speranze, alienato nel suo solipsismo. Come una pedina, costretto a muoversi su una scacchiera, seguendo le regole di questo ambiente decadente e privo di sensazioni, egli, osservatore immobile del trascorrere inesorabile del tempo, affronta la sua esistenza passivamente, malinconico e nostalgico di un passato che non ha mai vissuto. Le proprie difficoltà esistenziali accrescono sempre più.
La prima parte del disco sembra terminare là dove era cominciata. Di nuovo viene riproposta l’immagine della tentazione. “Lady Viper” è la “donna vipera”, perché in grado di avvelenare e stordire la moralità dell’essere umano. La canzone è incentrata sul rapporto tra il tentare e l’essere tentati. Cedere o meno alla tentazione? Rinunciare anche solo per un instante alla moralità o preservare l’assoluto rigore? E se fosse necessaria una mediazione tra i due estremi? È proprio nel gioco diabolico della tentazione che forse risiede il segreto della stabilità dinamica. Le interpretazioni di questo brano sono molteplici e tutte da scoprire.
Ad ogni modo la consapevolezza di sé sta crescendo nel nostro personaggio. Proprio quando sembrava ormai sopraggiungere la fine, quando le forze della mente sembravano abbandonarlo, un moto vitale interiore spinge l’uomo senza tratti a intraprendere un viaggio nei meandri di questo mondo a scacchi e contemporaneamente nei più reconditi angoli della sua psiche. Giorno dopo giorno, notte dopo notte, egli riscopre la propria natura di essere umano, un individuo sì razionale, ma al tempo stesso bisognoso della propria corporeità, bisognoso di ripristinare un contatto tra sé e la propria connaturata istintività, tra la personale attività pensante e ciò che la trascende, il recupero dell’“altro”, del mondo esterno, lo specchio del proprio io.
Dopo aver preso in considerazione il fatto che “la virtù” possa risiedere “al centro”, un centro non statico, bensì continuamente dinamico, e che il percorso da compiere è inevitabilmente mortale, ma al tempo stesso valevole di essere vissuto, è la volta della riscoperta dell’amore come via del senso, come faro guida del proprio esistere. Amore inteso come Eros, come linfa vitale, come relazione tra l’io e l’alterità, come propulsione naturale, certamente non eterna in termini di temporalità, ma infinita dal punto di vista della percezione; uno stato emozionale a volte non facile da riconoscere e apprezzare, ma indispensabile per un’esistenza attiva. Questo è il tema dei brani “My love” e “Tonight, tomorrow and forever”.
“Why Life” rappresenta invece la riflessione sulla fugacità della vita in sé, mancante di senso se vissuta in una solitudine priva di socialità e condivisione. Obbligato a vivere e quindi condannato alla morte, il protagonista non si interroga più sul perché del viaggio, domanda alla quale nessuno potrà dare lui risposta oggettiva, una risposta la cui ricerca potrebbe condurre a quei sentimenti di dolore e disperazione che hanno già segnato il nostro personaggio. La sua attenzione ricade ora sul come affrontare questo viaggio. Forse non è ancora del tutto chiaro il suo atteggiamento nei confronti dell’esistenza, le difficoltà di questo “ritorno in sé stesso” sono evidenti: il dualismo tra bene e male, tra razionalità e istinto, sono sempre vivi in lui, ma il fine ultimo di questo viaggio introspettivo e allo stesso tempo concreto e surreale non sta nell’eliminazione dei due opposti, ma in un equilibrio dinamico tra i due poli, una convivenza armonica tra questi estremi che non risultano più essere in opposizione, bensì in una relazione organica e tra loro complementari.
La consapevolezza di una necessaria complementarietà tra passione e ragione per una buona riuscita del percorso e l’importanza del contesto naturale e sociale, il mondo circostante originario che da sempre ospita l’uomo e la sua esistenza, sono le due conquiste che trascinano fuori dall’oblio il protagonista del ritorno alla Terra.
E così, abbandonato il suo status di alieno e riconquistato sé stesso, l’uomo senza tratti è pronto a far ritorno sul quel pianeta che rappresenta “il mondo della vita”. Nell’ultima scena di questo album, ritratta in copertina, il protagonista, lasciatosi alle spalle la scacchiera, oltrepassa il cancello “Back to Earth” e fa il suo ingresso in un “limbo”, un mondo antico ormai segnato dal tempo, ma ancora esistente, e all’orizzonte lo attende la visione di un pianeta, il Pianeta Terra, il suo mondo ritrovato.
Ma il percorso non è ancora terminato, il personaggio non è giunto a un punto di arrivo. Tutto questo non è che l’inizio di un altro lungo viaggio.
Old Rock City Orchestra, aprile 2015
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